diario russo



Ci sono uomini e donne che tengono l'occhio fisso tutta la vita su ciò che solitamente a noi disturba dopo pochi istanti. Ci sono uomini e donne che superano la paura con uno sforzo di coscienza e trascorrono la vita indagando fenomeni sociali e politici drammatici. Incappiamo in eventi piacevoli a volte. Altre volte ci cadono addosso storie di tragedie inimmaginabili che vorremmo solo non fossero mai accadute perché metterci anche solo per un attimo nei panni della vittima ci fa stare male. Ci sono uomini e donne, come Roberto Saviano e Anna Politkovskaja, che in quei fatti entrano fin quasi a sporcarsene le mani e il volto: intervistano vittime o violentatori, seguono le tragedie, vanno nei luoghi ancora sporchi di sangue, si documentano. Insomma non indietreggiano, anzi fanno tutto ciò che serve per documentarsi e per documentarci. Rendono, inutile dirlo, un servizio utilissimo alla società, o almeno a quella società disposta ad ascoltarli.
Ammiro questi uomini e queste donne. Per due ragioni. La prima è il prezzo che pagano sul piano personale e all'alto valore civile che essi incarnano. La seconda è per il valore intellettuale delle loro opere, per il loro impegno e per la lucidità delle loro parole. Incantati e quasi distratti dalla prima ragione spesso non ci rendiamo conto del loro secondo grande merito: quello di aprirci gli occhi di fronte le ingiustizie ed essere cittadini un po' più presenti, attenti, consapevoli, indignati.
Questi uomini e queste donne sono a loro modo degli psicoanalisti. Essi studiano l'inconscio delle nostre società, dipanano e svelano il lato oscuro dell'economia e del potere. Essi sono dei veri indagatori dell'incubo, sommozzatori capaci di raggiungere profondità a noi precluse.